Vito Cappellini, fondatore di EVA Florence: il Rinascimento digitale nasce dall’incontro tra cultura e tecnologia
Vito Cappellini si è laureato in Ingegneria elettronica presso il Politecnico di Torino. Dal 1963 al 1975 ha svolto attività di ricerca presso l’IROE – Istituto di Ricerca sulle onde elettromagnetiche del C.N.R. di Firenze. Nel 1975 è stato nominato professore universitario di ruolo (cattedra di “Comunicazioni Elettriche”) presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Firenze. Dal 1981 al 1989 è stato Direttore dell’IROE – C.N.R. di Firenze. Poi è stato Presidente del Corso di Laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni nell’Università di Firenze e Preside della Facoltà di Ingegneria di Firenze.
Oltre all’insegnamento di “Comunicazioni elettriche” ha tenuto, per incarico, diversi altri insegnamenti. Ha sviluppato e coordinato numerose ricerche del C.N.R. e MIUR, e ha partecipato a molti progetti europei nel settore delle Tecnologie dell’informazione, Multimedialità e Telematica, in particolare con applicazioni alle Comunicazioni Numeriche, al Commercio Elettronico ed ai Beni Culturali. E’ stato rappresentante dell’Italia nei Programmi di Cooperazione delle Sette Nazioni per il “Remote Sensing from Space”. Inoltre è stato Coordinatore del Progetto Strategico “Uffizi” del C.N.R. dal 1989 al 1993. Ha collaborato attivamente con la Soprintendenza di Firenze (Prof. Antonio Paolucci, Dr.ssa Cristina Acidini), coordinando il “Progetto di Digitalizzazione” di tutte le opere della Galleria degli Uffizi dal 2000 al 2005, in collaborazione con Centrica di Firenze (con la Supervisione del Soprintendente Antonio Paolucci). E’ stato Presidente del comitato tecnico scientifico del Consorzio Itinera (Italian Infostructure for European Research in Advanced Communications). È Membro del CNIT (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni) ed è stato presidente del “Centro di Eccellenza per la Comunicazione e l’Integrazione dei Media” (MICC) dell’Università di Firenze. Ha partecipato alla Creazione dell’International Eva Network. Nel 1991 ha iniziato ad organizzare le manifestazioni Eva Florence. Ha fatto parte del progetto europeo EVAN (Electronic Imaging and the Visual Arts Networking), che ha organizzato negli anni 2000-2001 varie manifestazioni in ambito europeo e internazionale nel settore delle Tecnologie dell’Informazione per i Beni culturali. Nel 2016 è stato nominato professore emerito dell’Università di Firenze.
Che cosa sono le conferenze EVA?
EVA è l’acronimo di Electronic Imaging & the Visual Arts. Si tratta di conferenze che puntano a creare occasioni di incontro tra studiosi e professionisti che operano nei settori della cultura e della tecnologia. Sono state ideate da James Hemsley, un mio grande amico che da molti anni si dedica a progetti di valorizzazione della cultura attraverso le nuove tecnologie. La prima conferenza di questo ciclo, che nel tempo ha avuto ampia diffusione in tutto il mondo, si tenne nel 1990 all’Imperial College di Londra. In quel periodo si cominciavano a digitalizzare le immagini. Hemsley, che ha sempre avuto una grande passione per l’arte rinascimentale come per quella contemporanea, ha avuto un’importante intuizione, precorrendo i tempi. Nel 1991 io ho organizzato la prima conferenza di EVA a Firenze. All’inizio c’era soltanto un workshop, un gruppo di lavoro, poi, in trent’anni siamo arrivati a trenta topics all’anno, nell’ambito allargato di Science and Culture, toccando moltissimi temi tra scienza e arte, coinvolgendo circa 200 persone a ogni edizione.
Quali argomenti vengono trattati nelle conferenze EVA?
Sono moltissimi. Si parla di musei, pinacoteche, siti archeologici, di tecnologie per digitalizzare le opere, di archivi digitali, di gallerie virtuali. Agli eventi partecipano scienziati, tecnologi, artisti, cultori dell’Umanesimo. Ho sempre definito EVA un brainstorming, un’occasione di incontro per operatori del mondo dell’arte, della cultura e della tecnologia, che presentano i loro lavori più recenti e mettono a confronto le loro idee. Tutta la storia delle conferenze di EVA si trova nel libro Culture and Technology, che ho scritto con James Hemsley. Dal 1990 sono stati organizzati 150 eventi in tutta Europa, a Parigi, Londra, Berlino, San Pietroburgo, e poi in America, Australia, Cina e Giappone. Nel 2020, a causa della pandemia si sono tenute solo due conferenze online, organizzate a Firenze e a Londra. Nel corso di trent’anni grazie a EVA sono nati molti progetti italiani e internazionali che hanno ottenuto importanti finanziamenti. In particolare, ho partecipato a un progetto per il quale serviva una nostra competenza specifica legata alla cosiddetta “marchiatura” delle opere in 3D. In poche parole, permette di inserire una protezione anticontraffazione su modelli digitali tridimensionali, in modo che anche quando vengono stampati si può risalire al titolare del brevetto.
Arte e tecnologia possono dar vita a un nuovo Rinascimento?
Sicuramente. Dieci anni fa ho scritto un libro che si chiama proprio Nuovo Rinascimento. L’ho scritto con Pier Francesco Listri, grande giornalista e saggista. Nel libro lui ripercorre la storia d’Italia dal Rinascimento ad oggi, percorrendo le tappe più importanti. Io invece traccio una storia legata agli eventi di tipo scientifico, da Leonardo in poi. E oggi in effetti grazie a una nuova sinergia tra arte e tecnologia, si sente di nuovo la vivacità culturale di un tempo. Il dialogo tra scienziati e artisti è un punto chiave: l’aveva capito perfettamente James Hemsley quando ebbe l’idea delle conferenze di EVA. Oggi è difficile trovare persone sensibili all’arte e alla scienza, capaci di stimolare il confronto tra queste diverse competenze. Ma è fondamentale che ciò succeda, che si creino delle occasioni. Sono fermamente convinto che sia in corso un Rinascimento digitale. Gli artisti che utilizzano le nuove tecnologie sono importantissimi, sia perché creano opere che un tempo non si potevano realizzare, sia perché con il loro lavoro interpretano il connubio tra arte e scienza.
La tecnologia porterà a una spettacolarizzazione della cultura?
Siamo già su quella strada. Ma questo non porterà cambiamenti sostanziali per i centri di cultura tradizionali. Molti direttori di musei erano prevenuti nei confronti delle esposizioni realizzate con l’ausilio di immagini digitali, perché avevano paura che poi la gente non sarebbe più andata alle mostre tradizionali. Non è così: è stato dimostrato scientificamente che la digitalizzazione delle opere d’arte conservate nei musei non previene il visitatore dal programmare una visita nel museo reale. Chi vede la versione digitale di un’opera d’arte lontano dal museo in cui si trova, al momento è soddisfatto ma poi, vede nascere il desiderio di vedere quelle stesse opere dal vero. Sono temi di grande rilievo, che ho affrontato nel libro Reale e Virtuale nei musei, che ho scritto con Cristina Acidini, autorevole storica dell’arte che ha rivestito la carica di soprintendente per il Polo Museale Fiorentino.