Second Amarcord: un viaggio virtuale tra i ricordi della prima Second Life

 In virtual vintage

Cercando nei miei archivi ho trovato un dischetto con un po’ di immagini della Second Life di un tempo. Sono foto scattate nel 2005 o nel 2006. E’ stato un amarcord. mi sono tornate in mente memorie di tanti anni fa, ho rivissuto situazioni memorabili, come la conferenza di Howard Rheingold, il tè con Anshe Chung, la visita allo showroom virtuale di Armani, il Barbie Club, il negozio American Apparel, le prime gallerie d’arte, Parioli. E’ stato come sfogliare un vecchio album di fotografie. Lo condivido qui, insieme alla prima pagina del mio libro su Second Life.

“In Second Life ci sono più di 200 persone che di cognome fanno Pirandello. È sintomatico che nel mondo della seconda vita ci siano tanti omaggi al padre del Fu Mattia Pascal, il personaggio che a un certo punto della sua esistenza decise di abbandonare tutto per ricominciare da capo”.

E la cosa più strana è che fino a poco tempo fa in SL il cognome non si poteva scegliere del tutto liberamente: i Linden Lab, ovvero gli sviluppatori, ti offrivano una ricchissima scelta da cui pescare, ma non è detto che lì trovassi il nome che volevi. Oggi le cose sono cambiate: con 50 dollari Usa all’anno più 100 dollari una tantum ti compri il diritto a chiamarti come vuoi. Eppure il cognome Pirandello c’è e i Linden l’hanno proposto come uno dei tanti nomi di default. D’altronde, il primo giornalista embedded di SL si chiama Hamlet, e ricordare la domanda “Essere o non essere?”, è quanto mai appropriato in un mondo apparentemente irreale dove tutto quello che si vede è creato dai residenti.

In SL ci sono anche un sacco di Kafka, gente che ha scelto il cognome dell’autore del Castello come nome proprio: c’è Kafka Hugo, Kafka Voltaire, Kafka Bosch, un vero paradiso semantico, dove si possono trascorrere intere giornate a cercare di ravvisare significati e affinità elettive, presunte, reali o virtuali. Altri, invece di chiamarsi Pablo, Mario, John, Michael, hanno deciso di chiamarsi Virtual, Matrix, Neo, Borges, Truman, Magritte, e anche Shakespeare. In effetti, SL, con tutte le sue isole in cui vengono realizzate altrettante “sim” (le singole simulazioni, o zone che compongono SL), ricorda lo scenario della Tempesta shakespea- riana: un luogo lunare, assurdo, surreale, un’isola. (Mario Gerosa, Second Life, Meltemi, 2007)

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