Marina Bellini, l’importanza dell’interior design al tempo delle conversazioni virtuali
Nell’epoca delle conversazioni online, delle videoconferenze e delle call, ci si è resi conto di quanto siano importanti gli ambienti: nel corso dei tanti collegamenti succedutisi dalla primavera in poi abbiamo visto scorci di case di ogni tipo e si è riscoperta l’importanza della scenografia domestica nell’ambito del dialogo virtuale. E’ un tema di grande attualità, che aspetta di essere indagato sotto il profilo estetico e sociologico. Un tema studiato da Marina Bellini, che da anni si distingue per la sua costante ricerca sulle culture della Rete. Con un solido background artistico, sviluppato all’Accademia di Venezia, dove ha studiato Scenografia, e poi in televisione, come autrice e regista, Marina Bellini porta la sua creatività e il suo gusto nei mondi virtuali per dar vita a concept di qualità. E in questo momento, anticipando i tempi e le tendenze, vanta un ricco portfolio di progetti di interior design per le case più alla moda di Second Life, luoghi densi di significato, importanti espressioni della personalità dei loro proprietari in questo periodo di conversazioni virtuali. L’attività di interior designer, che nel mondo virtuale è svolta dall’avatar Mexi Lane, è uno dei tanti aspetti della personalità poliedrica di Marina Bellini, che, tra l’altro, è una dei rari videomaker italiani a girare e montare professionalmente machinima nei mondi virtuali.
Pioniera della Rete, in Second Life Marina Bellini ha curato per quattro anni le mostre d’arte dei Musei in Comune, nella sim MIC dove si estendevano le mostre dei Musei di Roma volute dall’ex Assessore alla Cultura Umberto Croppi, attualmente Presidente della Quadriennale di Roma. Dalla nascita dello spazio virtuale museale ha curato la scenografia dell’isola, ideando anche gli spazi dedicati alle mostre. Ha pubblicato libri e monografie sulle tematiche della rete, di cui il primo Maschi virtuali edito da Apogeo nel 1999. Sul tema di Internet ha ideato e diretto eventi come “Futurnet – dal Futurismo al Futuro” e il Digital Café alla fiera della piccola e media editoria “Più libri, più liberi”, durato per sei anni con un totale di 1250 relatori internazionali. Sul Giornale OFF, le sue cronache dai mondi virtuali.
Quando hai cominciato ad appassionarti all’interior design in Second Life?
Non appena i brand di arredamento hanno cominciato a produrre mobili mesh (oggetti realizzati con programmi di grafica 3D e importati in Second Life), molto ben texturizzati e con un aspetto confortevole, piacevole alla vista.
Hai arredato tante case in Second Life?
Numerose. Ma non solo case, anche negozi, ambienti di ogni tipo, giardini con piscine, paesaggi, spazi espositivi.
La passione per l’interior design la coltivavi già nel mondo fisico?
Fin da piccola. Poi mi sono laureata in Scenografia a Venezia ed ho imparato gli equilibri, gli stili, ma soprattutto i punti luce. Dai palcoscenici reali a quelli virtuali.
In quale stile dell’interior design ti riconosci?
Non c’è uno stile in particolare a cui faccio riferimento, piuttosto preferisco assemblare stili diversi. Un mobile antico sta sempre bene con un salotto moderno, così come una cornice rinascimentale con un’opera d’arte contemporanea. Si tratta di saper disporre gli oggetti senza farli stonare, senza creare un’accozzaglia da magazzino. Mi piace lavorare sulle tonalità dei legni e dei metalli, sui pavimenti e le pareti.
In Second Life quali stili di interior design vanno per la maggiore?
Lo shabby chic e il minimal chic. La produzione evidentemente risponde ad una richiesta dell’utenza e le proposte alle numerose fiere mensili vertono quasi esclusivamente su questi stili. Ma anche lo stile urban si adatta splendidamente agli arredi virtuali.
In Second Life ci sono anche brand di arredamento del mondo fisico?
Attualmente non mi risulta. Ma la qualità di realizzazione in questo momento è talmente alta che i brand reali potrebbero affacciarsi nel mondo virtuale e proporre i loro arredi o oggetti di ogni genere. Quando nel mondo virtuale ci si abitua al bello si tende a riprodurlo nella propria vita reale e viceversa. Questo vale anche per la moda, per l’abbigliamento. Si tratta comunque di una forma di comunicazione.
Ci sono brand di design presenti solo nel mondo virtuale?
Tutti i brand nel mondo virtuale realizzano esclusivamente oggetti e arredi in pixel. Tuttavia a me piacerebbe poter comprare un mobile anche per la mia casa reale, un soprammobile o una lampada che ho già acquistato nel mondo virtuale. Alcuni brand fanno cose bellissime a cominciare da Nutmeg, il mio preferito. Ma sono anche cliente di Apple Fall, Nomad, Ariskea, OneDecor, un brand italiano, e tantissimi altri dove trovo oggetti affascinanti.
Sei mai stata contattata da riviste di arredamento interessate a pubblicare le tue case?
Non è mai successo. Nel mondo virtuale una commissione arriva perché qualcuno ha visto una casa che ho arredato e mi chiama per arredare anche la sua, così come per un giardino o un’intera sim. Le riviste d’arredamento dovrebbero cominciare ad interessarsi dei mondi virtuali, soprattutto di Second Life dove il commercio, le case, gli arredi vengono prodotti dal basso. I brand nascono da utenti che s’impegnano a crearsi un’attività nel virtuale e man mano organizzano il management con i modellatori 3D, i fotografi, i manager che si occupano delle vendite e interagiscono con i clienti. Con l’epidemia mondiale le case in Second Life sono un luogo d’incontro e condivisione di gruppi d’amici che dal vivo non possono vedersi, perciò la tendenza è quella di ricevere in ambienti ben arredati che offrano un comfort visivo accogliente quanto quello della vita reale. A volte anche di più.