Marco Cappellini, imprenditore illuminato al centro dell’innovazione per l’arte
CEO e co-fondatore di Centrica e di VirtuItaly, Marco Cappellini è un pioniere nel suo settore, uno dei visionari che hanno saputo cogliere per primi le potenzialità delle sinergie tra arte e tecnologia nell’ambito delle mostre immersive e dell’educational technology. Ingegnere elettronico, fiorentino, da sempre si adopera per valorizzare il patrimonio artistico, con progetti esportati in tutto il mondo.
In particolare, Centrica si occupa di progetti di soluzioni innovative negli ambiti del digital imaging e della comunicazione interattiva, finalizzati a valorizzare il patrimonio culturale e artistico, VirtuItaly invece realizza mostre interattive e immersive, eventi culturali in grado di coinvolgere il pubblico con l’utilizzo di strumenti multimediali all’avanguardia, rileggendo in chiave contemporanea l’idea di esposizione. Cappellini è anche tra i fondatori della startup ViDiTrust, spinoff dell’Università di Siena, che si occupa di anticontraffazione e sicurezza, nella quale ricopre la carica di Presidente. ViDiTrust ha ideato, brevettato e immesso recentemente sul mercato il prodotto ViSeQR®, per facilitare rapporti più etici fra produttori e consumatori, attraverso la tutela dei prodotti dalla contraffazione, la loro tracciabilità e promozione, l’interazione col consumatore.
Oggi il mondo delle mostre sta cambiando. Dopo la pandemia, che ci ha abituato ai tour virtuali, le mostre in presenza si presenteranno in una nuova veste, e saranno più immersive, per rispondere al desiderio di vivere al massimo quell’esperienza, recuperando anche il tempo perduto?
Sicuramente c’è questa tendenza. Noi di Centrica lavoriamo su due binari: uno è quello delle mostre immersive interattive portate in luoghi fisici. Questi progetti sono curati dalla nostra startup VirtuItaly.
Siamo stati a Milano, a Lipsia, in Cina, e quando finirà la pandemia speriamo di riprendere in maniera sostenuta. E poi abbiamo una linea di sviluppo di prodotto, di servizio e competenza legato a tutto ciò che può avvenire in modo full digital. In quel settore abbiamo sviluppato una piattaforma che si chiama ARTcentrica, che per ora è indirizzata al mondo dell’education, e che in futuro potrebbe arrivare anche al mondo consumer.
Due direzioni complementari, quindi.
Sì, una è la dimensione dell’experience all’interno degli spazi fisici, in modo emozionale ma anche educativo, e infatti si parla di edutainment, mentre l’altra riguarda l’EdTech, l’educational technology.
Partiamo da ARTCentrica. Di cosa si tratta esattamente?
ARTCentrica è un’applicazione cloud che dà la possibilità agli insegnanti e agli studenti di apprezzare e comparare, di fare lezione utilizzando contenuti artistici ad altissima risoluzione. Al momento sono disponibili le immagini delle opere della Galleria degli Uffizi e della Pinacoteca di Brera, cui seguiranno altre collezioni.
Come funziona ARTCentrica?
E’ possibile selezionare la collezione di riferimento e analizzare nel dettaglio qualsiasi opera, o comparare due opere qualsiasi della collezione. Ad oggi ci sono oltre 1250 opere tra Uffizi e Brera, con immagini ad altissima definizione: La Primavera di Botticelli a 10 gigapixel, che vuol dire che un dettaglio di pochi millimetri sull’originale si può vedere a tutto schermo sul computer. Quel dettaglio, che può essere un gioiello o il particolare degli occhi, può essere il motore per evidenziare istantaneamente tutti gli altri dettagli e le altre opere con contenuti dallo stesso valore semantico: vedi un gioiello e vengono proposte tutte le opere che contengono gioielli…Si possono creare percorsi molto immersivi con immagini di altissima qualità.
In vent’anni avete maturato una notevole esperienza nel settore.
Centrica è nata nel 1999, e fin dall’inizio abbiamo investito sul tema della digitalizzazione dei beni culturali italiani. Abbiamo un’esperienza molto forte nella digitalizzazione di asset all’interno dei musei, negli archivi e nelle biblioteche. Abbiamo fatto una campagna di digitalizzazione ad altissima definizione negli Uffizi e continuiamo a fare questo tipo di attività per enti italiani e stranieri. Da subito abbiamo sviluppato un software che mettesse a valore queste digitalizzazioni, e la piattaforma ARTCentrica deriva proprio da quel tipo di investimenti. Nel 2010, con la app “Uffizi Touch”, che presentammo al Ministero dell’Innovazione, abbiamo avuto l’opportunità di essere all’interno del Padiglione Italia all’Expo di Shanghai. Per sei mesi siamo stati presenti nella Biblioteca Marco Polo, all’ultimo piano del Padiglione, con un’installazione dedicata a Uffizi Touch. Si trattava di un’installazione che integrava il touch screen, i contenuti degli Uffizi, che avevamo digitalizzato, e la nostra piattaforma software. In quella stessa occasione portammo “Uffizi Virtuale”, la prima mostra virtuale basata su questo tipo di installazioni, all’Art Museum di Shanghai. Quella mostra rimase in programma 25 giorni, e registrò oltre 30mila visitatori. Da lì capimmo che il tema dell’interazione con l’arte attraverso dispositivi digitali poteva funzionare molto bene.
Da quell’esperienza è nata anche VirtuItaly, che punta sulle mostre immersive.
VirtuItaly ha prodotto la mostra “Uffizi Virtual Experience”, che nel 2016 portammo a Milano, alla Fabbrica del Vapore, nella cosiddetta cattedrale. Nella navata c’era la parte immersiva e nell’ala laterale la componente educational. Quella mostra, poi, l’abbiamo arricchita e, rinominata “Renaissance Experience”, l’abbiamo portata a Lipsia e a Shenzen nel 2018. E’ seguita poi una mostra che abbiamo portato a Tbilisi, in Georgia, nel 2019.
Nell’ambito degli eventi immersivi vi concentrate esclusivamente sulle mostre o potreste pensare anche a degli eventi?
Potremmo prendere in considerazione anche quel tipo di attività. Quando la pandemia sarà terminata, quel tipo di eventi saranno molto richiesti anche dalle aziende del lusso e della moda. Abbiamo anche relazioni con attori di questo settore, che si sono anche detti disponibili a supportare le nostre attività per la valorizzazione dell’arte. Il tema della convergenza e della correlazione tra arte, moda e lusso nei prossimi anni avrà degli sviluppi importanti, quindi credo possa essere un mercato molto interessante, oltreché un’opportunità di crescita per Centrica.
Tra le vostre proposte ci sono anche i tour virtuali?
I tour virtuali, intesi come panoramiche a 360° o simili, li abbiamo un po’ abbandonati. Nel 1998 creammo la prima visita virtuale agli Uffizi basata su questo tipo di percorsi a 360° e con questa tecnologia inaugurammo le Sale multimediali del museo. Successivamente, abbiamo utilizzato questa tecnologia in altre occasioni, ma in questa fase storica siamo in attesa di capire che cosa accade a livello globale riguardo il tipo di fruizione dei dispositivi. Mi spiego meglio: questo tipo di visite sono sicuramente alla portata dei giovani, le possono affrontare anche le persone più in là con gli anni se abbastanza a proprio agio con la tecnologia, ma se si passa al tema dei visori per la realtà virtuale immersiva, ci troviamo di fronte a una caduta drastica nella capacità di utilizzo. Credo che ci siano forti prospettive, ma probabilmente ancora oggi quegli strumenti non sono adatti a raggiungere il grosso pubblico.
In generale, però, quei tour virtuali rappresentano un modello valido?
Credo che abbiano dei limiti, non tanto per quanto concerne la resa visiva o il tipo di contenuti, ma per il tipo di relazione che si crea col fruitore. Il fatto che manchi una relazione con altre persone che in quel momento fanno la visita e che manchi una relazione con un interlocutore che renda l’esperienza più viva è un limite oggettivo. Bisogna guardare alla condivisione, come avviene nei mondi virtuali. Penso che si debba lavorare molto in quella direzione.